Mpeketoni unveiled

Terrorismo in Kenya.

Quello che la stampa non dice.

A seguito degli ennesimi episodi terroristici avvenuti il 16 giugno  nella Costa del Kenya, Occhi a Sud ha scrupolosamente passato in rassegna le notizie provenienti dalle principali fonti di informazione ufficiali per rivelare gravi lacune insite nell’interpretazione dei fatti. Il presente articolo si pone l’obiettivo di fare chiarezza ed aiutare a comprendere gli eventi sopracitati inserendoli in un contesto appropriato. Segue il resoconto delle vicende così come riportate dalle agenzie internazionali, che vengono poi confrontate con la versione ufficiale fornita dalla stampa italiana.

L’agenzia internazionale AFP riporta che almeno 48 persone sarebbero state uccise domenica sera, il 15 giugno nella cittadina di Mpeketoni, sulla Costa del Kenya Settentrionale, in un attacco ad opera di presunte milizie islamiste appartenenti al gruppo degli Al-Shabaab somali.
Secondo testimoni oculari, Il commando di circa una cinquantina di uomini armati avrebbe fatto irruzione nella cittadina utilizzando tre minibus rubati, tra le 20:30 e le 21:00 ora locale, assaltando prima la stazione di polizia e poi sparando indiscriminatamente sui civili che affollavano i bar e i ristoranti locali dove veniva trasmessa la partita dei mondiali di calcio. Tra gli edifici assaltati nel centro della cittadina, c’è anche la sede locale della Equity bank, la banca pensata per i piccoli risparmiatori del Kenya, in quanto concede prestiti per attività agricole e di micro-credito. I terroristi si sarebbero poi ritirati dall’aerea urbana seminando morte e panico nei villaggi circostanti. “Ci sono sei corpi qua, un uomo e un bambino nella loro abitazione, quattro per la strada” riferisce un residente del villaggio di Kibaoni all’agenzia AFP.

La località di Mpeketoni è situata nell’entroterra della contea di Lamu, che prende il nome dal noto arcipelago e dall’antica città Swahili, riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio mondiale dell’umanità.
Lo stesso arcipelago di Lamu fu oggetto di incursioni degli Shabaab, proprio nel 2011, anno in cui le truppe del Kenya penetrarono a Sud della Somalia, in occasione del rapimento di una coppia di turisti britannici da un resort di lusso, durante il quale l’uomo perse la vita, sottolinea la BBC.
Da allora, in Kenya si assiste ad un intensificarsi degli episodi di violenza di stampo terroristico, la maggior parte dei quali, ad eccezion fatta per l’unico eclatante caso dell’attentato di settembre 2013 al centro commerciale di Westgate, colpiscono per lo più i cittadini locali appartenenti alle classi medie e medio-basse che affollano spazi pubblici quali i mercati e gli autobus.
L’ultimo attacco ha avuto luogo un mese dopo l’evacuazione dei turisti inglesi dalla Costa del Kenya da parte delle autorità britanniche, nello sconcerto del presidente del Kenya Uhuru Kenyatta.
In perfetta linea con gli attentati dei mesi scorsi, l’attacco di domenica 15 conferma dunque il target di civili locali dai mezzi di sostentamento semplici piuttosto che quello dei turisti o dei ricchi stranieri residenti in Kenya.

E’ a questo punto opportuno fare chiarezza su alcune delle affermazioni che sono state erroneamente riportate a proposito della vicenda ad opera delle principali testate giornalistiche italiane.

Il 16 giugno 2014, la Repubblica.it riporta
“Almeno 48 persone sono state uccise in un attacco domenica sera condotto da una cinquantina di ribelli contro la città costiera di Mpeketoni (Kenya occidentale). L’attacco, portato avanti da un commando di militanti di Al Shabab, organizzazione terroristica vicina ad al-Qaeda, ha preso di mira alcuni hotel per turisti. Due minivan carichi di uomini armati sono entrati negli alberghi e i killer hanno aperto il fuoco contro le persone che stavano assistendo in televisione alla partita della Coppa del Mondo di calcio. Il commando ha anche sparato contro gli abitanti della cittadina, nota meta turistica a 30 chilometri a sud ovest di Lamu, uno dei centri turistici più frequentati da stranieri. La presenza turistica a Mpeketoni, secondo quanto riferito dai responsabili cittadini, è soprattutto locale e non sarebbe una zona frequentata da stranieri. L’attacco è stato portato anche contro una banca e una stazione di polizia.”

A prescindere dall’ iniziale refuso di carattere puramente geografico che colloca la cittadina costiera nel Western Kenya, situato al lato opposto rispetto alla costa e cioè a ridosso del lago Victoria, l’articolo presenta, con notevole confusione, la cittadina di Mpeketoni come una località turistica, probabilmente a causa della sua prossimità rispetto all’arcipelago di Lamu, sebbene la prima costituisca piuttosto un centro di scambi e commerci per le popolazioni locali e non certo una meta turistica di per sé. Si contraddice infatti in seguito l’articolo nel riportare le fonti ufficiali, affermando appunto che la zona non sarebbe frequentata da stranieri.

Più cauto, ma comunque impreciso il pezzo pubblicato dal Corriere della Sera:
“Almeno 34 persone sono rimaste uccise in Kenia in un’attacco armato alla cittadina costiera di Mpeketoni, vicino all’isola turistica di Lamu. Secondo i media, una cinquantina di uomini armati con fucili ed esplosivi ha fatto irruzione in città verso le 20.30 di domenica sera (ora locale) prendendo di mira due alberghi, una banca e la stazione di polizia.”

E’ assai più corretta l’indicazione geografica fornita dal Corriere, che colloca la cittadina vicino all’isola turistica di Lamu, e non all’ interno dello stesso circuito turistico. Ciononostante persiste anche in quest’ultimo l’errore di interpretazione evidentemente scaturito in fase di traduzione delle fonti ufficiali e dovuto ad una mancata contestualizzazione di tali fonti.

Il termine che in entrambi gli articoli viene infatti riportato come alberghi e, addirittura nel primo, hotel per turisti  altro non è che una fallace traduzione del termine, solo a prima vista universale, di hotel, parola che in Kenya viene usata dalla gente del posto più che altro per denotare un luogo in cui si mangia e si beve. Ben lungi dalla nostra concezione di hotel, perlomeno in determinati contesti, per l’appunto locali, è certo che questa parola indichi un certo tipo di struttura, che può essere per noi equiparata ad un bar/ristorante informale  che si ritrova comunemente persino nelle aree più marginalizzate dei contesti urbani sotto forma di vere e proprie baracche, e non certo ad un resort (magari con tanto di cocktail bar a bordo piscina), che in Kenya verrebbe piuttosto indicato con il termine lodge.

In conclusione, è possibile affermare senza indugi che anche in questo caso, in continuità rispetto agli altri svariati attacchi che continuano a martoriare il Kenya, a soffrire maggiormente le piaghe del terrorismo sono, ancora una volta, le fasce più deboli delle popolazioni locali, le quali hanno ben poco in comune rispetto a turisti o espatriati in Kenya.

Ciò che infine non traspare da alcuna fonte di informazione ufficiale, sia essa italiana o straniera, sono le peculiarità tipiche del contesto di riferimento, che nel caso specifico possono essere ampiamente identificate con le questioni di ingiustizia storica e di land grabbing proprie dell’aerea costiera del Kenya, dove il fenomeno dell’accaparramento della terra gioca un ruolo fondamentale nel determinare le dinamiche politiche tribali esacerbate dall’interazione con le grandi forze economiche internazionali di forte pressione sulle terre fertili, sempre più scarse e divenute ormai da anni terreno di scontri tribali tra popolazioni di carattere nomade, tradizionalmente dedite al pascolo del bestiame e popolazioni sedentarie dedite all’agricoltura, spesso originarie del Kenya centrale. Ancora una volta il terrorismo va a colpire laddove già esistono gravi disparità di potere e dove quotidianamente viene messo a rischio lo stile di vita e la sopravvivenza di diverse culture. Dinamiche queste, totalmente ignorate dalla stampa.

6 pensieri su “Mpeketoni unveiled

  1. Direi che hai centrato in pieno. Altrimenti mi sarei sentito io in dovere di riprendere ‘sti giornalisti che scrivono cose tanto per scrivere e rimangono superficiali come non mai. Complimenti. Ma perché non scrivi tu i pezzi?

  2. Grazie! Da freelance ci provo sempre a mandare i pezzi, purtroppo le grandi testate neanche aprono le e-mail che arrivano in redazione, questa è la triste verità. Comunque non demordo, finché la gente avrà voglia di leggere io scriverò.

  3. complimenti bell’articolo! a questo punto leggendo mi domando: qual è lo scopo (dichiarato o meno) di questi attacchi visti gli obiettivi? ciao!
    Luca (byron bay – berlino)

    1. Caro Luca. Grazie per il tuo commento. La questione è complessa e merita ulteriori approfondimenti (su cui sto attualmente lavorando in preparazione del prossimo articolo). Per capire meglio gli scopi, dovremmo anche avere un quadro più chiaro degli interessi dei veri responsabili che attualmente non c’è, anche se esistono diverse teorie…Di certo ti posso dire che la reazione della stampa internazionale in questo senso è stata variegata: sebbene per la stampa occidentale il minimo comune denominatore sembra essere l’attribuzione univoca degli attentati inequivocabilmente agli Shabaab (cellula qaedista somala) organi d’informazione diversi privilegiano angolature diverse sulla questione. Ad esempio la BBC ha dato molto più rilievo alle dichiarazioni di Uhuru Kenyatta, il presidente del Kenya, il quale ha ufficialmente negato ogni responsabilità somala nell’attentato per accendere gli animi interni e accusare palesemente l’opposizione politica interna in un pericolosissimo “blame game”, Al Jazeera ha inserito le violenze attuali nel più ampio contesto politico di rimonta dell’opposizione interna e così via…gli unici che sembra non intendano scostarsi dalla semplicistica visione del “paradiso turistico” turbato dalle bombe islamiste sono appunto gli italiani, quasi come la costa del Kenya non fosse inserita appunto in un paese dalle dinamiche politiche complesse e degne di analisi quale è il Kenya ma fosse un ritaglio di terra destinata al mero consumo dei turisti stranieri e bersaglio passivo di attacchi esterni determinati dalle sole forze internazionali… Questa visione, a mio parere non solo limitata ma anche scorretta, può essere il risultato di una negligenza editoriale in un periodo di crisi dei media italiani in generale, così come può essere invece il risultato di una politica del “volare basso” ben più mirata alla tutela di certi interessi italiani in Kenya (ricordiamo che c’è una fortissima presenza italiana nella costa e in particolare a Malindi, vicinissima al teatro degli scontri, presenza tuttal’altro che neutra…). Detto questo, a prescindere dalle dinamiche sopra, la scelta degli obiettivi mi lascia pensare da una parte ad una sorta di punizione del Kenya dei tanti e dei piccoli che ce la fanno a discapito delle grandi forze internazionali avverse, dall’altra come ben sappiamo lo scopo del terrore è solo uno, quello di terrorizzare e sicuramente il terrore fornisce uno strumento molto forte al controllo e all’accaparramento delle risorse. Nel caso specifico la regione costiera è indicativa, in quanto soggetta ad una sorta di nuovo “scramble for Africa”, lo vedremo meglio nel prossimo articolo…

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